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L'unione Europea fermi la repressione in Turchia

Arciragazzi

L'unione Europea fermi la repressione in Turchia

Arciragazzi aderisce alla richiesta di associazioni, sindacati, ong a Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari Esteri

Con la pretestuosa motivazione del colpo di stato, il Presidente Erdogan sta cancellando la Turchia democratica. La deriva autoritaria assunta dal governo di Ankara non conosce fine: persecuzioni, violenze, eliminazione di diritti e libertà, già peraltro poco rispettati, stanno colpendo il popolo turco e kurdo ed in particolare le donne, private della propria autonomia e dignità. Il Presidente Erdogan con sistematiche epurazioni sta eliminando qualunque luogo di produzione di idee critiche, nelle scuole, nelle università, nella stampa, nella magistratura, stendendo un funerea cappa di piombo per imbrigliare un società vivace e aperta. La dichiarazione dello stato di emergenza e la sospensione della Convenzione Europea dei Diritti Umani, apre scenari catastrofici. Si è arrivati persino a invocare il ripristino della pena di morte.
Di fronte alla cancellazione dei più elementari diritti democratici che il Presidente Erdogan sta imponendo nel proprio paese, le istituzioni e i governi europei, purtroppo, non hanno dato finora quei segnali forti e inequivocabili che, da cittadini europei, ci saremmo aspettati.
Con il suo assordante silenzio, ancora una volta l’Europa ha perso l’occasione di far pesare nelle relazioni internazionali la sua visione di una società libera e democratica. E soprattutto sta drammaticamente dimostrando di essere succube del potere di ricatto che il governo turco esercita nei confronti dell’UE, e non da oggi!
Sappiamo bene, infatti, che la posizione strategica nella regione consente alla Turchia di godere di un inaccettabile potere di ricatto nei confronti dell’Europa, sia che si tratti di gestire i flussi di migranti, sia che si tratti di tenere le chiavi dell’approvvigionamento energetico, recentemente rinforzato dal contrabbando del petrolio irakeno gestito dall’Isis.
Nessuna “ragion di stato”, nessuna partnership economica può rendere accettabile quanto il Presidente Erdogan sta facendo, con epurazioni e arresti indiscriminati.
Le chiediamo perciò di farsi interprete di queste preoccupazioni, mettendo in campo tutte le azioni possibili per impedire che il presidente Erdogan porti a compimento il suo disegno autoritario, a cominciare dalla immediata sospensione del processo di integrazione europea e dell’accordo sull’immigrazione. Non può essere in alcun modo una giustificazione che il Presidente Erdogan sia stato democraticamente eletto, già nella storia del 900 abbiamo assistito ad equivoci analoghi che hanno aperto le porte alle più feroci dittature.
Per nostro conto ci impegniamo a promuovere in Italia ed in Europa la solidarietà con il popolo turco e fin da ora a mettere in campo un appuntamento europeo per chiedere conto alle Istituzioni dell’UE delle loro azioni per impedire a Erdogan di cancellare la Turchia democratica, per dare voce all'Europa dei popoli che vogliamo.

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